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Al via la campagna contro gli abusi in sala parto

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Crying woman

#BastaTacere. Si chiama così la campagna delle donne contro gli abusi in sala parto lanciata, nelle ultime ore, da Elena Skoko e Alessandra Battisti del Network Internazionale Human rights in childbirth. Che, di certo, non si aspettavano tanto clamore. Nel giro di due giorni, infatti, si sono viste arrivare centinaia di testimonianze da brivido. Donne senza un goccio d’acqua per 24 ore, costrette a subire manipolazioni dolorose al collo dell’utero, medicalizzate anche quando non serve, per di più senza anestesia. E molto altro. Ora c’è chi chiede a gran voce una legge contro la “violenza ostetrica”.

A dimostrazione del fatto che il parto non è sempre il momento sereno e felice che tutte noi vorremmo che fosse. Come nella migliore delle tradizioni la colpa sta nel mezzo. Da una parte, infatti, capita che medici e ostetriche, certamente preparati dal punto di vista professionale, non lascino facoltà di scelta alle partorienti e decidano, in fretta e senza condividere, cosa sia meglio per loro e per il bambino.

Dall’altra, non sempre le future mamme arrivano al momento X consapevoli e preparate al punto giusto. Vuoi perché non hanno frequentato un corso preparto, vuoi perché si affidano ciecamente al ginecologo di fiducia, rimettendo a lui ogni decisione. Poi c’è chi emotivamente va in tilt…

Così il parto, come si legge sulla pagina Facebook #BastaTacere, dall’esperienza più bella della vita che dovrebbe essere, si trasforma in un incubo. Anche a causa di pratiche molto comuni che, però, non sono basate sull’evidenza e che, spesso vengono eseguite di routine, senza neppure informare la paziente. Due su tutte: l’episiotomia e la manovra di Kristeller.

L’episiotomia è l’incisione chirurgica del perineo (zona tra i genitali esterni e l’ano) che dovrebbe facilitare l’uscita del bambino ed eliminare il rischio di lacerazioni. Un intervento a tutti gli effetti che, spesso, è frutto di una visione troppo medicalizzata della maternità. Evitarlo si può. E in questo i corsi preparto servono molto perché insegnano alle future mamme a percepire la capacità di contrazione e rilascio del perineo, a massaggiarlo, a fare esercizi che ne aumentino la tonicità. Una volta in ospedale, poi, si può chiedere all’ostetrica di ricorrere all’incisione solo ed esclusivamente in caso di reale necessità.

La manovra di Kristeller è, invece, un parto a… tre. Mamma, bambino e… ginecologo. Capita quando la donna non riesce a spingere e allora il medico, per il tempo di una o due contrazioni, sospinge con le braccia o con le mani il ventre materno finché il bambino non esce. Una procedura d’emergenza, questa, che in genere si fa senza il consenso della partoriente e che neppure viene riportata in cartella clinica. Finché va bene…

di Chiara Amati


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